L’approvazione della legge sulla mobilità sostenibile sembra destinata a diventare realtà dopo anni di dibattiti e richieste. L’approvazione della legge sulla mobilità sostenibile sembra destinata a diventare realtà dopo anni di dibattiti e richieste. Una legge che favorirà la transizione economica verso un modello sostenibile e per la quale partiamo con un vantaggio: esistono già (noi) soluzioni che favoriranno questo adattamento e questa trasformazione per quelle aziende che hanno bisogno di soluzioni che non comportino investimenti impossibili in un momento di incertezza economica ed energetica.
La legge sulla mobilità sostenibile è da tempo nell’aria. Ne abbiamo sentito parlare o letto molto, ma al di là di quello che dice il disegno di legge sulle implicazioni che l’implementazione delle Zone a Basse Emissioni nelle città con più di 50.000 abitanti porterà con sé, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2023, poco si sa di questa nuova normativa e del suo impatto ambientale e sociale.
Termini come mobilità sostenibile o veicoli elettrici e ibridi sono quelli che dominano gran parte delle notizie, ma la realtà è che questa regolamentazione è già qui ed è molto più profonda. Solo poche settimane fa, il 14 novembre, il ministro dei Trasporti, della Mobilità e dell’Agenda urbana, Raquel Sánchez, è intervenuta al 3° Osservatorio sulla mobilità di un quotidiano nazionale, ha sottolineato che il progetto di legge sulla mobilità sostenibile arriverà finalmente al Congresso dei Deputati entro la fine dell’anno. per la sua rapida adozione, poiché “il Consiglio dei Ministri darà il via libera al testo in seconda lettura nelle prossime settimane”.
Le leggi, in questo senso, devono sempre essere intese non come una soluzione universale o eterna a una realtà specifica, ma come un passo in una direzione (che alcuni considereranno corretta e altri no) che mira ad affrontare una situazione che deve essere corretta. In questo caso, si tratta della Strategia per la mobilità sostenibile e connessa 2030 e del Piano di ripresa, trasformazione e resilienza, che mirano a compiere progressi nella decarbonizzazione e nella digitalizzazione del settore della mobilità. In breve, è un insieme interconnesso che guarda verso lo stesso punto.
Uno degli aspetti principali che questo regolamento affronterà è la priorità della mobilità attiva (pedoni, biciclette o altri veicoli a mobilità personale – PMV), facilitare le alternative alla mobilità privata attraverso sistemi di trasporto pubblico a richiesta e mobilità collaborativa o condivisa; e rendere obbligatoria per le aziende con più di 500 dipendenti l’elaborazione e la predisposizione di piani di mobilità sostenibile, Il lavoro dei lavoratori, sia facilitando gli spostamenti precedentemente indicati, sia con modelli di lavoro ibridi o a distanza. Ciò significa che le grandi aziende dovranno trovare alleati strategici che le aiutino a implementare ed eseguire piani di mobilità sostenibile, ad esempio con flotte private di motosharing o attraverso sistemi di mobilità condivisa con veicoli a zero emissioni.
In questo senso, o da questo punto di vista, il legislatore pone la mobilità, per la prima volta nella storia della Spagna, al livello di un diritto sociale. È quindi questa visione che indica principalmente la misura in cui la normativa intende avere un effetto sociale e ambientale, poiché stabilisce una serie di responsabilità che l’amministrazione deve affrontare come garante del rispetto della legge che approva, ma attribuisce anche alle imprese e ai cittadini una serie di doveri senza i quali gli effetti della legge non avrebbero alcun impatto, o almeno un impatto molto minore del necessario; non possiamo dimenticare che il 27,5% delle emissioni proviene dai trasporti (il 25% in più della media UE), il 70% dei quali è prodotto nelle città.
Questi dati gettano una luce chiara sui problemi che stiamo affrontando e ottenere informazioni sempre più dettagliate è fondamentale per alleviarli senza lasciare indietro la necessaria crescita economica, per cui la transizione verso una mobilità sempre più “verde” o meno inquinante deve avvenire insieme alle imprese e ai cittadini; deve essere una transizione ambientale ed economica affinché la nostra crescita sia anche sostenibile e il nostro tessuto produttivo si basi sempre più su soluzioni “sane” dal punto di vista ambientale. È importante sottolineare a questo punto che lo stesso disegno di legge sottolinea che “le amministrazioni pubbliche promuovono la raccolta di informazioni per migliorare la conoscenza degli impatti ambientali dei trasporti”; in altre parole, l’obbligo di calcolare l’impronta di carbonio dell’azienda o dell’esercizio commerciale.
Questa legge va indubbiamente accolta come una pietra miliare con una chiara visione del futuro, del mondo che lasceremo alle generazioni future, e come uno strumento con cui sarà più facile ed efficiente attuare la Strategia per la mobilità sicura, sostenibile e connessa 2030, che pone un’enfasi particolare su questi aspetti: sicurezza, sostenibilità (sociale, economica e ambientale) e connettività.
È quest’ultimo aspetto, quello della connettività, che sarà fondamentale per le imprese e i cittadini per adottare e contribuire con successo alla nuova realtà che questo regolamento porta con sé, ma partiamo da una posizione di vantaggio. Esistono già soluzioni che aiuteranno e accompagneranno, in questa transizione, le aziende o i settori economici e commerciali che al momento non sono pronti o che trovano troppo oneroso in termini di investimenti adeguarsi. La digitalizzazione e il progresso tecnologico sono esigenze che vengono già soddisfatte da aziende come PandaGo, la prima piattaforma di mobilità sostenibile per le aziende e leader nel noleggio di moto e veicoli a zero emissioni, per fare l’esempio più vicino a me, e attraverso il quale l’intero processo di contrattazione dei veicoli elettrici e di gestione operativa della flotta può essere sviluppato e formalizzato in modo efficiente, digitale e veloce.
Non c’è dubbio che molte aziende dovranno cercare o richiedere questo tipo di servizi per svolgere normalmente le loro mansioni e la loro attività, soprattutto considerando che nelle città con più di 50.000 abitanti non sarà possibile circolare, almeno nei mandorleti centrali, con veicoli che non abbiano un basso impatto ambientale. E l’utilizzo di queste soluzioni, oltre che necessario, è positivo per qualsiasi azienda, in quanto hanno (abbiamo) la possibilità di misurare sia l’impatto economico (in termini di risparmio di carburante) sia l’impatto ambientale (in termini di emissioni di gas serra evitate); tutto questo senza considerare che le aziende ricevono una “etichetta” sostenibile che aprirà le porte ad altri tipi di supporto e di utenti.
In sintesi, come uno degli attori coinvolti e che favoriranno lo sviluppo di questa normativa, comprendiamo che l’emanazione della nuova legge sulla mobilità sostenibile è necessaria dal punto di vista sociale, ambientale e di credibilità come Paese prima degli accordi raggiunti e impegnati con i nostri partner europei; avrà senza dubbio un grande impatto a livello nazionale riducendo le emissioni generate e contribuendo così a creare città più sostenibili.